Questo matrimonio non s’ha da fare… meglio contratti a tempo determinato e rinnovabili!

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Il matrimonio dovrebbe essere un contratto a tempo determinato e rinnovabile. Siamo programmati all’attaccamento per la procreazione e l’evoluzione ma quando il ciclo si conclude si deve essere pronti a lasciare andare il partner perché entrambi possiamo compiere nuovi cicli evolutivi altrove

 

Ho sognato, come tutti, il giorno del matrimonio, indossare l’abito da sposa, celebrare il giorno che si dice sia il più bello della propria vita con tutti i crismi, attorniata da tanti invitati, per sentirmi principessa per un giorno e coronare un sogno d’amore iniziando una nuova vita accanto al principe azzurro. E proprio come tutte le bambine ero educata perché avessi questo obiettivo grazie ai giocattoli che mi venivano regalati (bambole, carrozzini, cucine in miniatura, macchine da cucire e per lavorare la maglia, uncinetti, etc.), ai discorsi che mi venivano fatti o alle regole che dovevo seguire per arrivare al matrimonio il più immacolata possibile! E, per un periodo piuttosto lungo, ci ho creduto davvero!

Poi, i percorsi scientifici e clinici seguiti, l’esperienza sul campo occupandomi anche di mediazione e consulenza di coppia, mi hanno trasformato e disincantato. Non è che non lo desideri, anzi! Ne ho un’idea molto più semplice, più gioiosa e razionale, però. Tolto il prosciutto dagli occhi ho, cioè, visto in quale genere di prigione può degenerare questa forma di contratto a vita e oggi proverò a farvi riflettere in tal senso, sperando di mobilitare proficue cogitazioni.

Studiando la storia del matrimonio per capire come sia nata questa istituzione, quello che si evince è che tale contratto è stato ideato per regolamentare i rapporti di coppia e perché fossero messe su carta le regole da seguire: “Giuri tu di essere la schiava di tuo marito? Ecco, la tua schiava è in tuo potere: falle ciò che ti pare”.

Così sentenzia un passo della Bibbia, scritta in un periodo storico in cui, purtroppo, regnava sovrana una cultura maschilista deprivante e vilipendente per le donne. Il lemma significa, infatti, osservandone la radice etimologica, “ufficio di madre” perché alla donna sono stati relegati i compiti più scomodi: sbrigare faccende, crescere i figli, accudire al marito con dedizione assoluta mentre lui poteva fare e disfare tutto ciò che voleva, anche intrattenendo rapporti extraconiugali fuori dalle pareti domestiche. Per secoli, l’uomo ha pensato che a lui sia consentito il benestare da Dio, visto che, anche sulla Bibbia, trova comprensione per il suo egoismo sfegatato e gli atti di slealtà e infedeltà perpetrati nel tempo. Tale libro sacro, però, è soggetto a interpretazioni e, di certo, si dimentica che è stato tramandato il pensiero di un popolo che non aveva raggiunto ancora un certo livello evolutivo. Noi non siamo giustificati in alcun modo a trascinarci questi schemi errati nel 2021, fra l’altro, secolo che ha messo doppiamente in crisi la validità di questa unione sancita in forma ufficiale a causa dei lock down forzati e degli smart working. L’ignoranza delle persone in tal senso, purtroppo, è fomentata dai governi. Non possiamo considerarlo e screditarlo come fosse un pezzo di carta perché ci è pervenuto e lo abbiamo ereditato di generazione in generazione e vi sono scritti i pensieri, le opinioni, le convinzioni, le fantasie, i “fatti” raccontati da qualcuno come noi con una mentalità, una formazione e uno stadio cognitivo ovviamente inferiore a quello corrente. Pertanto è denso di storia, tradizioni, vi sono proiettati i tratti di luce e di ombra di una epoca. Questo lo rende importante ma non ha carattere scientifico. Interessante leggere il libro di Mauro Biglino, La Bibbia non parla di Dio, nel quale l’autore sembra abbia tradotto la Bibbia dall’antico aramaico e sostiene che non si parla di un solo Gesù ma di un gruppo di ricercatori con una tecnologia avanzata rispetto alla nostra che hanno fatto degli esperimenti su di noi e da qui sarebbero nate le favolette di Adamo, Eva e dell’uso delle costole per creare l’essere inferiore che è la donna. Un vero e proprio blasfemo per il genere femminile che contribuisce a mettere in moto questo universo, prima di tutto con il parto e, poi, con tutti i pesi di cui una donna è costretta a gravarsi, soprattutto, a causa della superficialità e dell’egotismo maschile!

Quello religioso era il primo aspetto da considerare per rivedere la validità dell’ammogliarsi (sia per l’uomo sia per la donna sia per i gay). Andiamo al secondo: quello giuridico. Una volta firmato quel benedetto contratto sono guai: si compra la casa insieme, si prolifera e si mette su famiglia. Peccato che l’amore è ciclico e l’individuo non è una monade staccata dalla realtà ma un soggetto dinamico, in continua evoluzione e influenzato continuamente da variabili intervenienti e non codificabili o prevedibili.

Stando così le cose, questo ciclo può rinnovarsi con la stessa persona oppure giungere a conclusione. Perché i rapporti degenerano? Perché si chiudono gli occhi, le orecchie e le braccia anche se i segnali della fine sono sempre davanti a noi. Se fossimo educati all’accettazione di questa realtà, tutti i matrimoni finirebbero solo nel giusto momento storico e non si arriverebbe alla guerra dei roses. Che tristezza sentire di pazienti che non possono lasciarsi perché non hanno abbastanza soldi o perché la moglie non farebbe vedere i figli (e che sono di proprietà esclusiva o pacchi postali?).

Siamo programmati all’attaccamento per consentire la procreazione e che la specie evolva e non per distruggerci reciprocamente o perché l’universo è sadico e ci ha consentito di crearci delle prigioni in cui si litiga, ci si deprime e ci si intossica continuamente. Le religioni e le istituzioni sono state create dagli esseri umani (sono fallibili=nessuno ha la verità in tasca!)! Secondo i principi divini (e il matrimonio non rispetta totalmente tali presupposti) la coppia serve per evolvere e non per deturpare o soffocare. Provo a spiegarvi perché: i litigi avvengono perché si lotta per asserire se stessi e un determinato punto di vista. Tale prospettiva consente all’altro di stravolgere la propria mentalità e tac! Un altro mattoncino evolutivo è posto. Siamo indispensabili gli uni agli altri e siamo fatti per aggregarci e coniugarci. Le regole e le istituzioni sono necessarie perché ci sia ordine e assetto, anche nella mente di ciascuno di noi. Tuttavia i contratti di matrimonio non dovrebbero essere a vita ma a tempo determinato e rinnovabili. La nostra più grande conquista non è far firmare un patto di sangue al nostro partner ma fargli desiderare di sposarci tutte le volte che scade (calamite e non catene!). Ritengo, inoltre, indispensabile che si elabori, insieme ai rispettivi avvocati, un contratto a tutela reciproca nel caso di fine/trasformazione dei sentimenti affinché nessuno dei due derubi l’altro, lo risarcisca se vi sono stati dei danni oggettivi e dimostrabili, non si usino i figli come se si avesse la potestà genitoriale in via esclusiva. Nell’ottica dell’Ho hoponopono, si ringrazia, si benedice, si fa ammenda, si accompagna alla porta il partner e, se è il caso, lo si invita alle feste di famiglia!

Un’altra notizia che mi piace molto condividere con voi è sul colore dell’abito da sposa. Voi lo sapete che il colore dell’abito da sposa tradizionale non era bianco ma rosso? Fu la regina Elisabetta d’Inghilterra che nel 1648 indossò un abito bianco e da quel momento i cattolici hanno osannato quella scelta attribuendogli la purezza che una donna deve avere per pronunciare le promesse di amore eterno. Come si possono mantenere promesse così importanti senza, poi, venir meno alla parola data? Le donne indossavano abiti colorati ma era prediletto il rosso per simboleggiare la gioia, l’amore e prepararsi a una notte di passione! Attenzione a stancarvi troppo proprio quel giorno e a non consumare adeguatamente la famosa notte di nozze!

Concludo dicendovi che per me vale ancora la parola d’onore, il contratto verbale e che se dico una cosa, poi, a qualunque costo, cerco di mantenerla! E, quindi, forse vi inviterò tutti al mio addio al nubilato piuttosto che a un matrimonio o un compleanno anche se non lo fosse di fatto, magari per il piacere di fare festa (post COVID!) o per celebrare un grande amore e l’inizio di un nuovo, amletico e capriccioso ciclo della vita!

Parola di Doc, rendiamo grazie a Dod (per chi non mi seguisse da molto, potete chiedere nei commenti cosa significa)

Mi dispiace se ho urtato involontariamente la sensibilità di qualche lettore al quale invio il massimo bene possibile, sperando che abbia trovato comunque qualche perla di saggezza in questo breviario sull’imeneo. Altrimenti, lasciate andare, vuol dire che il messaggio non è per voi. Grazie della gentilezza e dell’attenzione!

Laura Valenti
Author: Laura Valenti

Laura Valenti è Psicologa clinica, Scrittrice, Aforista, Artista e Ghost writer e/o correttrice bozze. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche tra cui “Diritti negati” e “La Repubblica”. Cura la rubrica “Liberi Nobili” nel quotidiano online “IlSicilia.it”. Con l’Armando Editore (2007) ha pubblicato il volumetto Per un mondo a misura di adulto e bambino, cui è seguito Come me ( 2008). Entrambi sono patrocinati dall’UNICEF. Nello stesso anno è uscito il romanzo psicologico Ziza (ed. in proprio). Questi ultimi volumi sono i primi di una collana dal titolo Questo non si dice e quello non si fa. Dal 1997 si occupa di Ghost Writing trascrivendo convegni e redigendo per altri articoli, relazioni, discorsi, biografie, libri di medicina, architettura, etc.. È esperta di tecniche di rilassamento mentale (WILDE SYSTEM) e potenziamento cognitivo-affettivo-relazionale con l’ausilio di test psicometrici. Ogni tanto si diletta a creare abiti, scarpe e oggetti/mobili di arredo per la casa e l'ufficio.

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